Antonio Di Grazia è nato, riscaldando il cuore dei suoi cari, nella fredda mattina di un 2 dicembre. L’anno era quello della contestazione giovanile, il 1968, ma lui, nel suo piccolo se ne disinteressò: era troppo felice di essere al mondo per porsi problemi ideologici ed esistenziali.
La città dove nacque fu Catania, in Sicilia. Una città unica per mille motivi: è in riva al mar Jonio, ed ha spiagge di sabbia chiara finissima, e spiagge di roccia nera lavica; sorge ai piedi del vulcano attivo più grande d’Europa, l’Etna, che più volte l’ha ricoperta di lava incandescente e fatta rinascere. Forse è l’unica città dove si può nuotare d’estate e sciare d’inverno, l’unica città che sa essere calda come un vulcano e fredda e spietata come la neve.
Da piccolo faceva notare le sue virtù letterarie ai suoi fratelli ideando e disegnando un giornaletto di fumetti originali intitolato “Noi Supereroi”.
L’infanzia fu felice, ma perse la madre a 16 anni ed il padre a 21 anni, poi vennero gli anni del terrorismo, gli anni della mafia, gli anni di mani pulite e gli anni dell’integralismo religioso.
Nel frattempo dopo essersi diplomato Ragioniere – Programmatore, frequentò l’Università di Catania prima in Economia e Commercio, poi in Informatica ed infine approdò in Lingue e Letterature Straniere dove è attualmente iscritto.
Due fratelli, uno medico e l’altro avvocato. Nel 1992 iniziò a scrivere la prima stesura di “Davanti ad un mare infinito”. Per sua fortuna, visto che non si vive di soli libri, nello stesso anno si ritrovò a lavorare in Banca nel settore dello sviluppo commerciale.
Fondò nel 1987 insieme al fratello un gruppo rock denominato “Trade Mark” e successivamente un altro denominato “Floema”, suonando il basso elettrico, con il quale oggi ormai non si esibisce più.
Nel 1992 iniziò a scrivere la prima stesura di “Davanti ad un mare infinito”.
Nel 1996 fondò e diresse una “fanzine” dedicata al chitarrista Mark Knopfler, leader del gruppo musicale dei Dire Straits. La rivista, in lingua inglese, ebbe una distribuzione internazionale arrivando sino in Giappone, negli U.s.a. ed in Brasile.
Nel frattempo incontrò una splendida ragazza, Marinella, e giurandole eterno amore, la sposò nel 1999. Dal loro amore nacquero Davide nel 2002 ed Alessia nel 2008.
Nel 2004 viene pubblicato per le “Edizioni Akkuaria” il suo romanzo “Davanti ad un mare infinito”, nello stesso anno viene scritto e pubblicato gratuitamente sul sito www.antoniodigrazia.it il suo primo racconto “Il perfetto hacker”, mentre continua a scrivere il suo secondo romanzo iniziato nel 2003.
Nel 2010 completa la stesura di alcuni racconti, in parte già pubblicati sul sito personale, e predispone la pubblicazione della sua seconda opera: una raccolta di racconti: “Serendipità” che verrà pubblicata nella sua edizione definitiva a Luglio 2015.
Nel 2014 inizia ad avvicinarsi al teatro aderendo ad una iniziativa di "Spazio Genitori", un gruppo di persone legate dal fatto di aver scelto per i propri figli un'istruzione cattolica salesiana presso l'Istituto "S. Francesco di Sales" di Catania frequentato dai propri figli Davide ed Alessia. Verrà approntata la "Cavalleria Rusticana" di Verga. Nel 2015 prepara insieme al suo gruppo di teatro la commedia "Cicaledda" liberamente adattata dall'opera di Giuseppe Macrì che è andata in scena alla fine del 2015 e dove interpretava il personaggio di "Petru u babbu". Nel 2017 la nuova commedia in scena sarà "San Giovanni Decollato" di Nino Martoglio dove interpreterà il personaggio di "Mastru Agustinu Miciacio" in scena al Teatro Don Bosco di Catania a Gennaio 2017 ed in replica a Marzo.
L'ultimo progetto materializzato è strettamente legato ad una delle passioni più forti: i viaggi. Riunendo e montando una serie di video girati durante i numerosi viaggi all'estero, il 30 Aprile 2015 si è inaugurato il nuovo Canale You Tube denominato "Le Grand Tour": una serie di brevi video-diari di viaggio dedicati a chi vuole conoscere nuovi luoghi o a chi dovendo programmare una vacanza vuole raccogliere informazioni. Viaggi vissuti come una scoperta continua, e come veri e propri racconti, vissuti anch'essi come un romanzo.
Intervista ad Antonio Di Grazia
di Vera Ambra (2004)
Come è nata l’idea di scrivere un romanzo?
Diciamo che ho sempre amato scrivere, inventare e creare. Da ragazzino avevo fondato un giornale a fumetti intitolato “Noi Supereroi”, dove creavo e disegnavo i personaggi e le storie più disparate. La tiratura era limitata ad 1 copia, nel senso che lo leggevano solo i miei fratelli, ed aveva il costo di 50 lire. Successivamente, essendo anche un musicista, ho scritto i testi per le canzoni del mio gruppo rock. Nel 1995 ho fondato e diretto una rivista musicale internazionale in lingua inglese dedicata agli ammiratori dei Dire Straits e di Mark Knopfler chiamata “M.K. Diary”. Più di dieci anni addietro mi venne l’idea di scrivere un romanzo: avevo un’idea, una storia e la volevo raccontare. Era un periodo di grandi cambiamenti nella mia vita, penso che sia stato il mio periodo più creativo.
Ci sono voluti più dieci anni per completare il suo primo romanzo?
Non facendolo per professione, l’ho scritto alternando periodi di intensa scrittura a mesi interi di blocco creativo nei quali non ho scritto una parola del romanzo. Personalmente credo che i momenti più creativi siano quelli in cui non sei felice. Almeno per quanto riguarda me, ho notato che i miei periodi più spensierati corrispondevano a quelli del “blocco creativo”. Ciò comunque ha fatto in modo che la stesura del romanzo abbia coperto dieci anni della mia vita, e si sia impregnato di dieci anni di esperienze, emozioni, punti di vista diversi.
Il titolo “Davanti ad un mare infinito” è molto suggestivo, perché questo titolo?
Io che abito a Catania, in Sicilia, so esattamente cosa voglia dire “Davanti ad un mare infinito”. Ho appositamente scelto, come abitazione del personaggio principale, una location tipicamente siciliana: una piccola baia ricavata dalle nere rocce laviche, una casetta di legno a strapiombo sul mare ed una spettacolare vista davanti ad un mare infinito. Restare seduti a guardare il mare fino all’orizzonte è qualcosa che ti mette dentro serenità, ma al tempo stesso ti dà un’esatta percezione di quanto piccolo sia il tuo mondo.
Ma di siciliano nel tuo romanzo c’è davvero poco.
E’ vero! Pare che un siciliano per avere fortuna nel mondo letterario debba parlare di mafia, delinquenza, arretratezza dei costumi o sesso. Come se, da un autore siciliano, non ci si potesse aspettare altro. Appositamente ho tolto tutti i riferimenti alla mia terra, l’azione potrebbe svolgersi in qualsiasi località vicino al mare. Questo perché amo la mia terra tanto da non volerle assegnare stereotipi o etichette.
Il romanzo è autobiografico? Si basa su qualche fatto realmente accaduto?
Alla fine del testo ho dimenticato di far apporre che qualsiasi riferimento a fatti persone o cose accadute era puramente casuale. No, non è autobiografico né prende spunto da fatti accaduti realmente. Certo alcuni spunti, alcuni personaggi, sono stati ispirati da persone esistenti o fatti accaduti, ma nessuno penso si potrebbe riconoscere in loro.
Ci può descrivere la trama del suo romanzo?
Un uomo, Marco, vive la sua vita tra una bella casa di fronte al mare, una bella fidanzata, un bel lavoro ed un amico fidato. Questi sono come dei punti di riferimento che rappresentano una sorta di cerchio magico della felicità, cerchio intorno al quale ruota la vita di Marco. All’improvviso, un punto di riferimento cade, la sua ragazza parte per un viaggio, il cerchio si spezza ed il personaggio principale si lascia guidare da una serie di eventi che, suo malgrado, lo porteranno sempre più lontano da quel cerchio magico. Come il sonnambulo viene guidato da una forza sovrannaturale che lo porta verso destinazioni misteriose, Marco verrà guidato verso una meta ben precisa per chiudere un altro cerchio rimasto aperto molti anni prima.
Come descriverebbe “Davanti ad un mare Infinito”?
Non mi piace etichettare il mio romanzo come “drammatico”, “giallo”, “sentimentale”. Commetterei un errore ogni volta che proverei a definirlo. Il mio libro non intende dare delle risposte, semmai vuole creare dei dubbi, vuole spingere i suoi lettori a chiedersi qualcosa.
Il suo è un libro destinato ad essere unico o prevede di scrivere qualcos’altro?
Come penso sia ovvio, io scrivo per me stesso, non per vendere o diventare famoso, e mettersi davanti al computer per comporre una storia, una trama o un personaggio resta uno dei momenti più belli ed interessanti della mia vita. Ho già iniziato il mio secondo romanzo che ha come titolo provvisorio “KKK” e presto sul mio sito internet sarà pubblicato un breve racconto dal titolo provvisorio “Il perfetto Hacker”.
Ci può anticipare qualcosa?
“KKK”, al contrario di come possa sembrare non parla del Ku-Klux-Klan, ma sono le iniziali dei tre personaggi principali, le cui storie, per un attimo si incrociano o si vorrebbero incrociare. Sarà il caso che manderà in aria tutti i loro piani. La storia è tratta da un fatto di cronaca realmente accaduto ad uno dei protagonisti che è un personaggio importante realmente esistente. E’ una storia che parla di razzismo, inteso in senso ampio, come quel sentimento che ci impedisce di accettare le diversità degli altri, concentrati come siamo nel perseguire i nostri scopi. “Il perfetto Hacker” parla di come sia facile superare le barriere dell’intimità altrui, non servono porte blindate, finestre chiuse, leggi sulla privacy o password nei computer. Chi vuole può entrare nella vita di chiunque altro per perseguire i propri scopi buoni o cattivi che siano. Ma vogliamo davvero entrare nelle vite degli altri? Ecco il racconto ci porta a chiederci questo.
Chi sono stati i suoi maestri? Da chi ha preso, o prende ispirazione?
K.K.K. sono anche le tre iniziali dei miei maestri, cioè di coloro i quali mi hanno aperto un nuovo orizzonte, mi hanno fatto vedere le cose in maniera diversa. Ognuno nel proprio campo di espressione artistica. Krzysztof Kieslowski, nel campo del cinema è colui che, più degli altri, ha contribuito a creare in me una rinnovata estetica dello sguardo. Chi conosce il regista polacco mi capirà quando dico che seguire film come “La doppia vita di Veronica” sono esperienze che cambiano la vita. Milan Kundera, nel campo letterario mi ha insegnato l’importanza del romanzo come espressione artistica e mi ha irreversibilmente attratto verso la scrittura. Un mio sogno è quello di scrivere un romanzo che abbia la levatura di “Lo scherzo” che io consiglio a tutti di leggere. Mark Knopfler nel campo della musica: una chitarra che riesce quasi a parlare nelle sue canzoni e testi che emozionano nella loro sinteticità.
Come scrittore esordiente a chi si sente di ringraziare?
Il mercato editoriale italiano è in grave crisi perché gli scrittori in erba come me non hanno spazio. Come le squadre di calcio che non curano il proprio vivaio giovanile sono squadre destinate al fallimento, così un mercato editoriale che non crei un proprio vivaio non avrà mai un futuro florido. Devo ringraziare veramente tanto un sito internet che, in maniera semplice e soprattutto gratis, offre una serie di servizi ed informazioni agli scrittori che si vorrebbero inserire nella giungla editoriale italiana. Non mi vergogno di fare sempre molta pubblicità al sito del “Rifugio degli esordienti” (www.rifugio.freeweb.org). Un altro grazie va sicuramente a Vera Ambra la quale da subito mi ha incoraggiato e spinto a pubblicare “Davanti ad un mare infinito” per la sua piccola casa editrice catanese “Akkuaria” (http://www.akkuaria.org) di cui vado orgoglioso.
Perché i lettori dovrebbero acquistare il suo libro ?
Ho sempre amato i libri perché il momento in cui si legge un libro è forse l’unico momento in cui puoi staccare la spina ed evadere per un po’ dal mondo. Una volta c’era la televisione, o qualche bel film, ma adesso c’è la pubblicità a riportarti indietro se stai fantasticando. Con il libro puoi davvero addentrarti nella storia e dedicare un po’ di tempo a te stesso, alle tue emozioni. Io spero di aver donato qualche emozione con il mio libro, e penso che con 15 € oggi spesso non puoi mangiarti neanche una pizza. O anche se così fosse, la pizza va via, il libro resta.
Vera Ambra
di Giacomo Torregrossa (2007)
G. T.: A più di due anni dall’uscita del tuo primo romanzo si può fare un bilancio?
A. D.: Per essere un’opera prima di un esordiente mi posso considerare un privilegiato. Ho avuto grosse soddisfazioni e numerosi stimoli che mi hanno convinto a scrivere sempre di più. Il mio romanzo è stato apprezzato e criticato, ho ricevuto lodi e note negative. Un buon numero di copie vendute e diverse recensioni. Non mi aspettavo certo un simile successo quando l’ho scritto, né l’immaginavo quando è stato stampato. Una piacevole sorpresa, un bilancio tutto sommato positivo.
G. T.: Quanto conta il sentimento “Amore” all’interno del tuo romanzo “Davanti ad un mare infinito”.
A. D.: Quando l’ho scritto, ed ho impiegato più di dieci anni anche se con lunghe pause, non volevo parlare d’amore, volevo descrivere quello che c’è di inspiegabile e di intangibile nelle nostre esistenze. Una sorta di mistura tra destino, sesto senso, affinità ed istinto. Volevo anche puntare il dito sulle debolezze umane e sulle passioni. In realtà è stato il mio editore che mi ha detto, dopo aver letto il manoscritto: “Ma questo è un romanzo d’amore!”. Lei mi ha fatto notare che avevo scritto una storia d’amore, e tutto il resto era un contorno. Io ho lasciato ai miei lettori il gusto di scegliere, di lasciarsi attrarre dall’aspetto a loro più congeniale del romanzo stesso.
G. T.: La tua presenza “online” con un sito internet tutto tuo è anche una preziosa novità nel panorama letterario di esordienti.
A. D.:Internet in realtà è piena di siti di letteratura pubblicata liberamente e gratuitamente. E’ un prezioso strumento che andrebbe valorizzato da tutti noi, sia come utenti di letteratura, sia da chi si diletta a scrivere. Nel mio sito ho voluto inserire una pagina dedicata ai miei racconti brevi, così chi vuole leggere qualcosa di mio non deve per forza acquistare il romanzo in libreria, ma può gustarsi alcuni dei miei racconti; poi ho voluto inserire anche un Blog dove ho un contatto più diretto con i miei lettori e commento insieme a loro avvenimenti di attualità, letteratura o altro; il guestbook l’ho aggiornato ed è sempre a disposizione di chi vuole lasciare una traccia del suo passaggio dal sito. Io ho avuto la fortuna di avere un Web Designer amico che mi sopporta pazientemente in tutte le mie esigenze ed aggiornamenti, ma sono sempre attento a seguire anche i consigli di chi mi manda messaggi e-mail di suggerimenti.
G. T.: Parliamo appunto dei tuoi racconti brevi che appaiono sul tuo sito, puoi descriverceli in poche parole? Fanno parte di un progetto più ampio? Erano delle tracce per dei romanzi più ampi?
A. D.: Sono particolarmente legato ai miei racconti. Come sono anche affezionato a tutti i personaggi dei miei racconti per i quali provo un affetto “umano”, come se fossero miei amici realmente esistiti. L’idea sottostante ogni racconto è semplice e chiara. Mi viene spesso suggerita da un fatto di cronaca, o un ricordo, o l’osservazione del carattere di una persona. Poi da quel nucleo, vado creando una storia, una trama per suggerire al lettore una domanda, un interrogativo, qualcosa sulla quale riflettere. L’obiettivo è sempre quello di lasciare pensare. Un mio racconto, come anche il mio romanzo non si chiude mai con l’ultima parola. Io vorrei sempre lasciare una pagina vuota dopo la fine di ogni scritto. Le ultime riflessioni dovrebbero essere scritte dai lettori. Le stesse riflessioni che i miei attenti lettori lasciano poi nel guestbook. Le loro interpretazioni, le loro sensazioni leggendo la storia, i ricordi che fa riaffiorare. I miei racconti non nascono comunque con un progetto comune di fondo. Devo però dire che ho ricevuto un’offerta da un editore per riunirli, ampliati, in una raccolta da stampare e pubblicare, in attesa del mio secondo romanzo.
G. T.: Parliamo per esempio de “Il perfetto Hacker”.
A. D.: “Il perfetto Hacker” è stato il mio primo racconto breve. E’ stato pubblicato anche su un famoso sito di scrittura via internet di libero accesso e fruizione ed ha raccolto ben 254 lettori in un anno solo su quel sito. La scelta del titolo è una piccola operazione di marketing, perché il racconto non parla minimamente di “hackeraggio”, se non in senso lato, ma la scelta di quel titolo, come se fosse un piccolo manuale del piccolo hacker, ha attirato l’attenzione. Il racconto parla invece di come si possa entrare nell’intimità altrui, guardare, spiare, controllare, denunciare, anche se per fin di bene. A volte non tutto ciò che si fa per un fine nobile è bene farlo. A volte è meglio tacere. Oppure no? Ecco questa è la questione morale che intende sollevare questo racconto. Forse uno dei più apprezzati dai lettori.
G. T.: Qualche commento su “And the winner is…”.
A. D.: Sono particolarmente legato a questo racconto perchè esso è dedicato ad una persona alla quale sono stato legato profondamente: Krisztof Kieslowski. Il regista polacco scomparso dieci anni fa per un arresto cardiaco. Il racconto è legato al mondo del cinema, un vero e proprio omaggio al mondo del cinema. Un mio amico, piccolo regista esordiente anch’egli, mi ha detto che si è commosso dopo aver letto il mio racconto. Ho raccontato il vero, profondo, sconosciuto dilemma del suo lavoro. I registi vogliono/devono rappresentare nei loro film la realtà, devono fingere un mondo reale, oppure, attraverso il documentario, far vedere la realtà attraverso la finzione di un film. Già qui sta tutta la contraddizione dei film-makers. Ma attenzione, un regista amante dei documentari, non può immaginare di far del male a nessuno girando il proprio documentario, non può mai immaginare che qualcuno possa usare il suo filmato per ritorcerlo contro qualcuno. Comunque, scriverlo mi è riuscito sicuramente meglio di come lo sto commentando, vuol dire che ho scritto un bel romanzo breve. Non nascondo che è anche una buona sceneggiatura per un cortometraggio.
G. T.: E’ di questi giorni la pubblicazione di un terzo racconto.
A. D.: Si tratta di “I giorni in cui tutti odiarono il denaro”. L’idea di base mi è stata offerta da una serie di persone che conosco, tutte fissate per qualche strana ideologia: il comunismo, l’omeopatia, il vegetarianismo, la medicina alternativa, i girotondi, la religione, ecc. Come ubriacati dalle proprie idee, tali persone vivono le loro età come se fossero dei diciottenni perpetui, convinti e testardi. Spesso le idee sono giuste, anzi, il comunismo, per dire un’ideologia tra tutte, teoricamente è l’ideale. Ma la teoria spesso non si sposa con la realtà (lo si scopre dopo i diciotto anni), e la disillusione, la delusione, provoca quella crisi che ci porta alla maturità. Per qualcuno questa crisi non arriva mai, e ci si espone ai pensieri più pericolosi, ed agli atti più ridicoli. Ecco, questo racconto potrebbe essere anche comico, ma di quella comicità triste, malinconica, drammatica.
G. T.: Hai altri racconti in serbo?
A. D.: Sì, nei prossimi mesi pubblicherò “ La Combinazione ”. Dopo di questo mi fermerò: devo valutare l’offerta di pubblicarli come unica raccolta e se deciderò in questa direzione dovrò certamente curarli per una veste editoriale un po’ diversa. Quest’ultimo racconto parla di un gioco, un intrattenimento che una donna annoiata inventa per divertirsi un po’. L’incomunicabilità, in questo racconto, ma poi anche in tutti i racconti fin qui commentati, fa da filo conduttore.
G. T.: Ed il tuo prossimo romanzo?
A .D: Se verrà pubblicata la raccolta dei racconti brevi, l’uscita del secondo romanzo slitterà di un paio d’anni, altrimenti il prossimo anno lo potrete acquistare in libreria, o sul mio sito, come siete già abituati a comprare. Il titolo provvisorio è sempre quello: “KKK”, omaggio a tre persone da me considerate fondamentali ,che hanno in comune un cognome che inizia per “K”. Nel romanzo invece intreccio la storia di tre persone il cui nome inizia per “K”, e tra le quali figura anche il nostro amato Papa deceduto da poco tempo: Karol. E’ stata proprio la morte del Papa che mi ha bloccato nella stesura del testo. Ho anche valutato la possibilità di interrompere e cambiare oggetto del romanzo, ma il testo, la storia, è nata proprio da un fatto marginale di cronaca capitato al Papa, e da quello si è sviluppata in forma di romanzo. Il sostegno di alcune persone a me vicine, mi hanno convinto a continuare, ma si è dilazionato nel mentre il tempo di scrittura in maniera notevole. Solo di recente ho ripreso seriamente a scrivere in maniera più costante.
G. T.: Come si sente Antonio Di Grazia romanziere oggi?
A. D.: Sento che sto creando qualcosa che mi piace e che piace. Mi sono creato una cerchia di amici che mi apprezza, che mi legge, commenta spesso, mi chiede consigli di scrittura, mi dà consigli sui miei scritti. Penso che questo sia un ottimo risultato. Non punto mica alle vette delle classifiche di vendita, o a diventare un best seller. Ho già un lavoro ed un reddito che mi permette di scrivere senza essere né ossessionato, né vincolato a qualcuno. Come dire, chi mi ama mi segua
GIACOMO TORREGROSSA
Quasi a sorpresa esce una raccolta di suoi racconti, perché questa scelta?
Negli anni mi venivano alla mente delle storie, delle piccole avventure, o meglio disavventure che possono capitare a tutti nella vita, e le ho volute stendere sotto la forma del piccolo romanzo, pubblicandole ad una ad una sul mio sito internet come regalo per tutti i visitatori. Quando sono arrivato al quinto racconto, mi sono chiesto se non fosse stato meglio stamparli su carta e farne una raccolta. In effetti i racconti, pur trattando temi diversi, avevano qualcosa in comune e così si prestavano bene ad essere riuniti all’interno dello stesso libro. Il libro stampato vuole essere anche una risposta a chi vuole avere il piacere del libro stampato in mano e non si accontenta di leggere sul monitor del proprio computer. Ed infine mi si passi anche l’omaggio ad una letteratura che deve tornare il piacere di leggere e di raccontare storie, leggere o pesanti, vere o inventate, per il piacere di approfondire il nostro essere uomo.
Cosa vuol dire Serendipità?
La serendipità è la sensazione che si prova quando si trova qualcosa di nuovo ed importante, pur non avendola cercata, mentre si cercava dell’altro. Una sensazione di sorpresa, mista a stupore e meraviglia. La sensazione può essere positiva o negativa a seconda di cosa si scopre. I miei personaggi la incontreranno e la loro vita, da quel momento, non sarà più la stessa.
Alla fine di alcuni racconti appaiono dediche speciali, ci può rivelare i motivi?
“…And the winner is…” è un racconto che parla di cinema. Di un problema morale che capita ad un giovane cineasta. Non potevo non dedicare questo racconto a colui che considero il più grande regista mai esistito: Kieslowsky. In un certo senso racconta di un fatto realmente accaduto al regista polacco anche se in termini diversi ed all’interno di un regime come quello comunista. Il fatto accaduto a Kieslowsky mi ha fatto pensare agli inganni che può giocare il fatto di registrare con una cinepresa la realtà.
“La combinazione” è invece dedicato al grande romanziere Milan Kundera. Nel suo famoso romanzo “Lo Scherzo”, Milan immagina la vendetta di un uomo che dopo trenta anni rincontra la moglie di un vecchio rivale che tanto male gli ha cagionato durante la giovinezza. L’uomo vuole fare un brutto “scherzo” al suo odiato rivale flirtando con sua moglie e organizzando una notte di passione. Sfortunatamente i progetti, pur riuscendo alla perfezione, non sortiscono l’effetto desiderato. Il tempo ha cambiato tutto. Anche nel mio racconto il gioco erotico della protagonista non sortirà gli effetti desiderati. Per me è stato come scommettermi nel raccontare una storia come il mio maestro Milan avrebbe fatto.
“La Fine” è dedicato a Michele Platania, un ragazzo qualunque con una famiglia sulle spalle, imprenditore, deceduto improvvisamente un giorno d’Agosto. Lo conoscevo, aveva una bambina di meno di un anno e lo avevo visto un paio di giorni prima di morire, quando mi venne a trovare al lavoro e ci prendemmo un caffé insieme. Mi comunicarono la sua morte per telefono e mi ricordo che restai per tutto il giorno pensieroso. Pensai al fatto che nessuno di noi si aspetta la propria morte per l’indomani e nessuno di noi si organizza alla propria morte. Eppure tutti dovrebbero farlo, per facilitare la vita delle persone care che lasceremo sole, per non lasciare debiti, per non creare dubbi o problemi. Il personaggio del racconto ha vissuto come me la perdita improvvisa di un suo conoscente e pensando a tutte queste cose risolve il suo problema lasciando i suoi ultimi desideri ad una cinepresa.
La scelta di autopubblicare il proprio libro?
I racconti sono nati nel web, sono stati in parte pubblicati sul mio sito internet, e mi è sembrato coerente una scelta di autopubblicazione ottenuta sfruttando il portale internet leader mondiale nel settore: “Lulu”. Esso mi offriva molta libertà di espressione e la possibilità, per chi avesse voluto, di poter scaricare il libro in formato elettronico con un buon risparmio economico.
E’ vero che il bimbo nella foto è suo figlio?
Sì, mio figlio Davide a sei anni sul litorale sabbioso agrigentino. Mi sono ritrovato questa foto tra le mani e l’ho trovata perfetta per i cinque racconti che sono contenuti nella raccolta. Nella foto mio figlio sta lanciando un sasso piatto, levigato e tagliente contro le onde, mettendosi alla prova per vedere quanto lontano riusciva a lanciarlo. La pietra, inaspettatamente, toccando la superficie del mare incomincia a rimbalzare una, due, tre volte allontanandosi sull’orizzonte ed infine inabissandosi. Mio figlio restò sorpreso alcuni secondi, poi si girò, mi guardò e sorrise felice. Fu serendipità.
I progetti letterari per il futuro?
Ho una scrittura molto lenta. Sto ancora, molto lentamente, scrivendo il mio secondo romanzo, ma non so dire quando riuscirò a completarlo. E’ un romanzo corale, con cinque, sei personaggi che intersecano la loro vita ed i loro rispettivi destini. Un progetto molto impegnativo nel quale non voglio farmi fretta.